Autore: Nicolò da Voltri
Titolo dell'opera: Madonna con il Bambino
Data: 1401 ca.
Ubicazione: chiesa di San Donato
Dimensioni: cm 125x58
Tecnica: tempera e oro su tavola
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Descrizione dell'opera
Madre e Bambino sono quasi frontali e con lo sguardo rivolto verso lo spettatore. Maria stringe a sé il Gesù Bambino con la mano destra, mentre con la sinistra lo avvolge con il mantello. Il bambino con la mano sinistra regge un cartiglio, mentre con la destra trattiene il piedino sinistro rovesciandolo verso lo spettatore (questo atteggiamento,secondo il Venturi, fu forse ispirato da Barnaba da Modena, la cui "Madonna del latte" si trova appunto in San Donato). Nonostante la fissità dello sguardo, c'è un tentativo di plasticità: questo si può notare nella geometria tondeggiante della testa e nel collo della Vergine, che ricorda quasi le forme della Maestà di Duccio, nel movimento elegante delle mani di Maria e nella postura a chiasmo delle braccia e delle gambe del Bambino. Notevole, inoltre, appare l'interesse per la luce e il colore nel tentativo di rendere i volumi plastici: esso è reso evidente intorno al volto di Maria dal variare di toni cromatici. Ma soprattutto spicca il gusto per la linea, uno degli elementi caratterizzanti della la pittura senese, come si osserva nel ritmo sinuoso e quasi calligrafico del bordo aureo del manto della Vergine, dei veli bianchi e purpurei, nella finezza dei contorni delle figure risaltanti sul fondo aureo. L'esuberanza decorativa spicca anche nell'anello di Maria, nel ciondolo di corallo al collo di Gesù, nei ricami dorati a fiori e foglie, tipici del tardo gotico, sugli abiti del Bambino, nelle decorazioni a punzone che impreziosiscono gli orli delle vesti, le aureole, i bordi della tavola lignea culminante in una cuspide suddivisa in cinque lobi.
L'opera è collocata nella chiesa romanica di San Donato, struttura risalente al XI sec. e ampliata e rifatta nel XII. La tavola è collocata nell'abside della navata destra e probabilmente, secondo il Venturi, era lo scomparto centrale di un polittico d'altare. Sul bordo del manto della Vergine si trova la firma dell'autore "NICOLAVS DA VULTURO PINX...". Ma nel XVII secolo fu aggiunta una ricca cornice di ornati che nascose l'epigrafe; in seguito a ciò, la paternità del dipinto rimase sconosciuta agli eruditi locali, tra i quali il Soprani, il Ratti e l'Alizeri. Nel 1906 il Suida l'attribuì a Barnaba Da Modena. Ma nel 1918 Lionello Venturi ritrovò nella zona inferiore ("sul gradino") della tavola la firma dell'autore e, anche in base a considerazioni stilistiche, l'attribuì a Nicolò, sottolineando l'importanza del rapporto tra il pittore ligure e Taddeo di Bartolo. Il restauro, effettuato nel 1946 a cura della Sopraintendenza alle Gallerie genovesi, ha reso ancor meglio visibile la 'firma'.
Nicolò da Voltri, attivo a Genova dal 1385 al 1417, fu significativa figura della pittura ligure. Molte furono le sue opere, ma solo recentemente esse sono state, in parte, identificate. Infatti gli antichi studiosi locali, che sottolinearono la sua importanza, gliene attribuivano con certezza solo due: l' "Annunciazione" (1401) in S.Maria delle Vigne (ora alla Pinacoteca Vaticana) e un polittico in San Teodoro (ricordato dal Ratti, che però già non poté vederlo). E' merito del Venturi aver segnato una svolta negli studi su Nicolò, non solo attribuendogli la "Madonna" di S. Donato, ma anche ponendo il problema dell'influenza di Taddeo di Bartolo a partire dalla fine del '300. Un fatto, questo, che sprovincializza l'opera di Nicolò, avvicinando il ligure alla pittura toscana e al gotico internazionale. La critica più recente (Maurizia Migliorini) riconduce a un primo periodo (1385-1393) l'influenza di Barnaba da Modena su Nicolò (che in quegli anni dipinse la "Madonna col Bambino e due angeli" a Finalpia/Savona e un'opera dallo stesso soggetto in Nostra Signora della Costa a Sanremo), ma sottolinea che tutti gli altri lavori risalgono alla fase più matura, quando il pittore subì l'influsso del senese Taddeo di Bartolo, presente a Genova tra il 1393 e il 1395. Sempre secondo la Migliorini, infatti, tra la fine del XIV e l'inizi del XV secolo a Genova si approfondisce la conoscenza dei modelli tardo gotici. In conseguenza di ciò, lo stile di Nicolò cambia e matura. In questo senso, opera fondamentale - come osserva M.Migliorini - è il polittico dell' Annunciazione del 1401, che era situato in Santa Maria delle Vigne e che segna una sorta di spartiacque tra le opere di Nicolò. Compaiono infatti un più raffinato linearismo, una maggiore cura nella decorazione e nelle punzonature, un tentativo di plasticità, un'accresciuta sensibilità a creare contrasti chiaroscurali e cromatici. Il Venturi afferma che Nicolò, in quegli anni, può essere considerato come il "rappresentante dell'arte senese a Genova", ambiente peraltro un po' provinciale e chiuso agli apporti artistici. Comunque egli ottenne una certa notorietà, come sembra dimostrare la copiosa produzione ora attribuitagli. Sono infatti di questi anni, come sostiene M. Migliorini, il "Polittico di San Colombano" (già nell'omonima chiesa a Pammatone e ora al Museo degli Osp. Civ. di S. Martino a Genova), il "Polittico di S.Pietro" (firmato e appartenente a una collezione privata),il "Polittico" di S. Teodoro, l'"Annunciazione" delle Vigne, la "Madonna" di S.Donato e il "S.Giorgio e il drago". Come sottolinea il Venturi, nel 1405 venne nominato uno dei Consoli dell'Arte per la riforma dell statuto dei pittori e degli scudai: titolo di non poco conto, dato che dei ventuno maestri solo tre erano liguri. Lavorò anche a Nizza nel 1401 e nel 1409, ma le sue opere laggiù andarono distrutte. Così come non vi è più traccia del polittico di Sant'Olcese per chiesa dedicata a quel santo,di cui si conosce un contratto con i massai della chiesa datato l'8 marzo 1417.
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Fonti
Raffaele Soprani, Le Vite de' Pittori, Scultori et Architetti genovesi e de' Forastieri che in Genova operarono con alcuni ritratti degli stessi, Genova 1624, p. 11. "Tra coloro che furono i primi a Genova a dimostrar qual fosse la forza di un pennello da saggia mano maneggiato, raro sicuramente fu nei secoli passati Nicolò da Voltri pittore in quei tempi di celebre grido, il quale nel 1401 per la chiesa di Santa Maria delle Vigne la tavola dell'Annunciata...divisa in vari ripartimenti in ognuno dei quali ci viene qualche gran santo dal cielo. Oltre l'antichità di tre secoli che a rende venerabile, v'è di più che il pittore tenne la distribuzione dei colori assai in buona maniera, morbido nella piegatura de panni...".
Carlo Giuseppe Ratti, Storia de' pittori scultori et architetti genovesi , Genova 1768, vol. I, p. 20." E io non ho potuto passare sotto silenzio il valore delle sue mani; dall'industria delle quali fu anche fatta in S.Teodoro la tavola...in S.Teodoro più non si vede quella tavola; onde non si sa qual Mistero o qual Santo rappresentasse. E nemmeno più si vede quella della SS. Nunziata nella Sagrestia delle Vigne. E persuader ci dobbiamo, essere uscite dalla sua stanza molte altre tavole, che furono in varie chiese;nelle quali opere, tuttoché Niccolò non vi scrivette il suo nome, se però con attenzione le considerermo, facilmente vi ravviverano i tratti del suo pennello".
Federico Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, Genova 1846, vol. I, pp. 297 e seg. "Di Nicolò da Voltri l'invidiosa età ci ha tolto il cognome e oscurate di quanti altri mai le memorie,disperse le opere, cancellata ogni traccia".
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Bibliografia
Venturi, Lionello, Nicolò Da Voltri, in: L'Arte, anno XXI(1918), pp. 269-276.
Suida, Wilhelm, Genua, Leipzig 1906, p. 43.
Morossi, Antonio (a cura di), Mostra della pittura Antica in Liguria da '300 a '500. Genova-Palazzo Reale 28 giugno-31 agosto 1946. Catalogo, Edizioni Alfieri Milano, pp.38-39.
Migliorini, Maurizia, "Aggiunte a Nicolò Da Voltri", in "Studi di storia delle arti", Genova 1977,pp. 55-62.
Pesenti Franco Renzo, Chiesa di San Donato, SAGEP, Genova 1977.